venerdì 18 aprile 2008

Al Ministro di Grazia e Giustizia dell'11 gennaio 2002

Basile Gioacchino
Località protetta
Servizio Centrale Protezioni
Roma
Lì, 11Gennaio 2002
Al Ministro di Grazia e Giustizia
Signor Ministro,
dalla folla indistinta che alla fine degli anni ‘80 sembrava volesse impegnarsi definitivamente per sconfiggere l’organizzazione criminale denominata “cosa nostra” e l’apparato socioeconomico che la fiancheggia, emerge come una comparsa impolverata, la storia di un cittadino siciliano, che senza secondi fini ha sacrificato sul fronte di questa battaglia ideale la sua esistenza, quella dei suoi familiari e quella delle centinaia di affetti parentali: la mia storia.
Quando, nell’estate del 1983, la sorte m’indusse anzi mi costrinse a partire per questo lunghissimo viaggio esistenziale, armato solo dalla serenità delle mie ragioni, misi nel bagaglio delle mie uniche certezze, la mia morte, l’ignavia Istituzionale, i tradimenti politici e l’olocausto economico della mia famiglia.
Mai, avrei pensato che anche superando, con l’aiuto benevole della sorte gli ostacoli sopracitati, pezzi di quella Procura, che per sua inadeguatezza Istituzionale m’aveva sempre negato giustizia ed avevo in ogni caso sempre difeso ad oltranza per mantenere saldo un fronte di riferimento, poi si sarebbero esposti irritualmente mettendo ingiustamente e consapevolmente in discussione l’unico patrimonio che m’è rimasto; la mia onorabilità, per uccidere le mie ragioni e salvare quelle d’un soggetto che per anni ha convissuto in ogni caso con “cosa nostra” e che di essa s’è dichiarato vittima innocente, attraverso una prassi inconciliabile con le prudenti attività criminali.
La debolezza Istituzionale si è sempre concretizzata sfuggendo alle cause dei mali del sud e operando sui suoi effetti in modo propagandistico, aggiungendo così mali ad altri mali esistenti; rafforzando oggettivamente il consenso ambientale dei criminali, che come vermi nella palude, hanno continuato a riprodursi in grande quantità, grazie alle manifeste debolezze Politico-Istituzionali delle quali evidenzio quelle eziologicamente più significative:
Questo è lo Stato che per sua intrinseca debolezza ha fregiato con la medaglia d’oro al valore civile una calunniatrice assegnandole anche tre miliardi e duecento milioni.
Questo è lo Stato che attraverso la propaganda di regime ha innalzato ad oracoli di verità, assassini e delinquenti d’ogni risma per recuperare nella sua atavica debolezza Istituzionale e forse anche per gestire quelle verità che vedono tutti i Governi di questa Repubblica responsabili dei danni socio-ambientali nel sud del nostro Paese.
Questo è lo Stato che ha riconosciuto valore eroico a persone morte per mano mafiosa, che forse eroi non sono mai stati se non nelle comode reinterpretazioni delle verità; eroi di carta costruiti attraverso la vuota propaganda dei media e delle tv per fare sapere nei consessi nazionali ed internazionali che la mafia forse è vinta e che la gente del sud è solidale con il suo Governo.
.....La sommatoria di questo triste teatrino si è concretizzata in misera opposizione all’attuale Governo che ho politicamente contrastato ed al quale oggi ho il dovere ed il diritto di rivolgermi con fiducia, anche in presenza della mia opposizione ideale in molte delle sue scelte; sopra tutto quelle sul merito della Giustizia.
Sono certo (posso dimostrarlo) che quando la moglie di Libero Grassi accusò pubblicamente il Ministro Lunardi d’aver pagato il pizzo, sapeva benissimo che stava offendendo strumentalmente e gratuitamente un Ministro della Repubblica.
Ancora oggi questo Ministro, nei consessi Nazionali e Internazionali, paga l’onta di questa velenosa offesa...proprio Lui (l’unico fin qui) che ha avuto il coraggio di indicare l’unica strada possibile per liberare la gente del sud dall’odioso cappio criminale.
Oggi a torto o/a ragione il Governo e la sua opposizione politica si scontrano sui temi della Giustizia: questo scontro se mantenuto sui binari del rispetto reciproco può essere utile, ma partire dagli interessi di Previti o da altri potenti divide il Paese: questi ultimi dopo aver forse commesso dei reati, pretendono, in virtù delle regole, del loro potere e delle loro cavillose interpretazioni, d’essere assolti.
L’essere loro il riferimento, per cambiare le regole della Giustizia e cosa che allontanerà in ogni caso, sempre di più la gente dalle sue Istituzioni: perché sicuramente più che una riforma sulla Giustizia occorre garantire nei fatti la Giustizia.
Signor Ministro umilmente le offro l’opportunità di una riflessione eziologica dalla quale partire per fare veramente gl’interessi della gente di questo nostro Paese.

Nessun commento: