venerdì 18 aprile 2008

Luca Tescaroli

22 maggio 2003

Spett.le Dottor Luca Tescaroli,
rivolgo alla Sua leale attenzione quanto segue; sono preoccupato dal silenzio, che da 3 mesi fà seguito alla lettera (quì allegata) che come s’evince dalle ricevute Postali ho spedito alle Sue colleghe della Procura di Caltanissetta in data 20 febbraio 2003.

Senza nulla togliere al rispetto personale ed Istituzionale per le Sue colleghe, da circa due mesi, giorno e notte mi chiedo:<< perchè le fondate ragioni dei sospetti, d’un fatto così grave non vengono colti immediatamente dai Magistrati?..>>

Le Sue colleghe sanno, che sono un uomo a rischio, sanno pure che, là dove avessi ragione la mia vita varrebbe ancora molto meno.


Le mie battaglie contro “cosa nostra” è contro l’infame corollario che, ne utilizza le funzioni regolatrici per gestire senza alcuna opposizione sociale, le nefandezze socio-economiche, ambientali è politiche; sono costellata da troppe omissioni Istituzionali, che nei fatti hanno sempre agevolato le attività criminali e coperto le responsabilità, di quegli attori sindacali, politici ed economici, che si sono avvalsi di quelle funzioni.

Mi piace pensare che le Sue colleghe, messe di fronte ad un fatto così grave, siano legittimamente impegnate a cercare di capire se sono degno di credibilità e/o se addirittura la mia risolutezza possa essere governata da fini meschini ma, le chiedo:<< là dove questa ipotesi dovesse essere riscontrata, non sarebbe più facile per Esse verificarla, dopo aver imprigionato le mie dichiarazioni dentro gli inoppugnabili verbali giudiziari?...>>


Il mio, è un fortissimo convincimento; un maledetto sospetto, che posso argomentare e documentare grazie all’attenta rilettura dei miei appunti: posso anche spiegare con estrema serenità perchè solo a distanza di 9 anni dalla strage di via D’Amelio ho saputo e potuto cogliere pittoricamente il quadro, che mi tormenta giorno e notte: uno scenario che più cerco di sbiadire con i colori della ragione è più quest’ultima mi piange davanti, chiedendo Giustizia.

Non chiedo l’impossibile, ne tantomeno ho l’intenzione di mettere in discussione la mia e/o altrui onorabilità: chiedo solo d’essere ascoltato serenamente (finchè sono in vita) per mettere a verbale le cose che ho da dire, per (là dove avessi ragione) garantire Giustizia a Paolo Borsellino ed ai Poliziotti, uccisi quel maledetto 19 luglio 1992 in via D’Amelio, a Palermo.

Dottor Tescaroli, oltre a pregarLa di contattare le Sue colleghe, la prego anche di notiziare di questi fatti il Procuratore Nazionale Pierluigi Vigna: ritengo d’aver ragione quando penso che, sarebbe cosa buona, che ad indagare i miei fondati e documentati sospetti, fosse una Procura lontana dalla Sicilia; ciò per maggiore garanzia di sicurezza degli attori Istituzionali che debbono esaminare, il contesto ed i protagonisti, che voglio e debbo mettere all’attenzione della Magistratura è, per essere certi che la verità sia cercata, senza quei condizionamenti storici che, in Sicilia già, da Emanuele Notabartolo ucciso il 1 febbraio 1893; a Portella delle Ginestre è fino alle stragi del 1992 a Palermo è stata sempre mortificata ed archiviata nei tuguri dei misteri.

Attenderò ancora fiducioso un segno, un atto di concreto è di buona volontà fino al prossimo 19 luglio, poi nessuno potrà accusarmi di nulla e di niente: là dove si continuasse ad eludere questa mia legittima richiesta, sento d’avere il dovere di denunciare pubblicamente i fatti ai cittadini di questo Paese ed a tutti coloro che nel mondo amano la Verità e la Giustizia.
Se, come sono fermamente convinto, fosse vero che, Paolo Borsellino ed i cinque poliziotti sono stati massacrati per difendere le mie ragioni, nulla e niente mi fermeranno; nemmeno l’amica morte...Cordialmente
GioacchinoBasile

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