venerdì 18 aprile 2008

Dottoresse Fazi e Filoni

Spett.li D.ssa Maria Gabriella Fazi e D.ssa Simona Filoni;
Procura della Repubblica c/o Tribunale di Caltanissetta.


Li 20 febbraio 2003

Oggetto: riflessioni, dubbi e tentazioni.


Spett.li D.ssa Maria Gabriella Fazi e D.ssa Simona Filoni,
quando nel tardo pomeriggio, di quella maledetta domenica 19 luglio 1992, appresi dalla tv, della strage di via D’Amelio, la notizia, non penetro l’animo mio solo in termini d’intenso dolore, così come era stato le tantissime altre volte che l’infamia criminale s’era resa operativa contro i migliori uomini delle Istituzioni ma, anche come un’atroce beffa, che intuivo ma, non riuscivo ad interpretare con la forza della ragione; era un sentire la beffa, un pensare di comprenderne le ragioni, che però non riuscivano a liberarsi dalla sensazione di essere forzate dalle mie forti emotività.
( La frase più mostruosa di tutte: qualcuno è morto << al momento giusto >>.
E. Canetti, la provincia dell’uomo.)
Dopo quella maledetta strage, il contesto che combattevo con le sole armi delle mie solari ragioni, si organizzo è riuscì a distruggerle con le modalità che potrò spiegarvi è che, potrete verificare dagli atti e dalle indagini della Commissione Antimafia.

Alla fine del mese di agosto dell’anno 1993, mi trovavo a Filaga (PA) nella qualità di relatore insieme all’ON. Fausto Bertinotti ed un VS/collega di cui non ricordo al momento il nome, in un dei consessi di studio previsti nello “Stage” organizzato dal movimento politico “LA Rete”; quel giorno fra le altre cose, spiegai ai giovani presenti, chi ero, cosa avevo fatto ed i problemi che da solo mi trovavo ad affrontare: immediatamente scatto l’affetto e la solidarietà di quei giovani arrivati dal nord Italia, (la maggioranza di essi erano studenti Universitari di Padova) che subito dopo si mobilitarono e scrissero un’accorata lettera al Procuratore Dottor Giancarlo Caselli.La sottoscrissero in 168, (praticamente tutti) e la inviarono immediatamente in Procura: la cosa, che metteva in difficoltà la credibilità della Procura di Palermo, incontrò “la timida” opposizione dei professionisti dell’antimafia ma, ciò non riuscì a fermare la volontà dei ragazzi.
La tarda mattina di sabato 27 novembre 1993 due poliziotti, mi notificarono un decreto di citazione del PM, Dottoressa (............), che alle ore 17 del 16 dicembre successivo m’ascoltò, in ordine a quella lettera al Procuratore Giancarlo Caselli, nella quale si chiedeva di far luce sulla mia terribile storia, che andava indisturbata in scena, proprio nel momento storico nel quale sembrava che le Istituzioni volevano combattere seriamente la mafia e la criminalità organizzata.In questi giorni ho rivisitato i miei quaderni a futura memoria è sono in grado di fornirvi le interessanti notizie dettagliate, che riguardano i sofferti incontri con questa VS/collega, che forse come me subiva un potere poco trasparente; poi il 17 luglio 1995, andò via da Palermo.

Questi fatti unitamente, a quelli che avevo vissuto in prima persona fin dal mese di maggio del 1982; quelli che si succedettero dopo che finalmente la Legge dello Stato si era fatta largo dentro la palude dello stabilimento palermitano di Fincantieri è quelli, che si sono succeduti fino a tutto l’anno 2001, hanno sempre reso irrequieto l’animo mio ma, non ho trovato mai fino a questi giorni, luogo e persone che potessero dargli pace in modo sereno è senza espormi alla strumentale “offesa altrui” con le conseguenti querele che per lunghi periodi annullano le mie serene ragioni.
I malvagi e gli stolti, anzi chè guardare la luna, guardano e costringono gli altri, a guardare al dito che la indica.
Antico proverbio cinese, che forse mi sono preso l’arbitrio di dilatare.
Il 14 febbraio 1996, la sorte mise finalmente sulla mia strada un Magistrato, scevro da condizionamenti politici e ambientali, il Dottor Luigi Patronaggio; pensavo di parlare e approfondire con lui di questi fatti è dei dubbi che mi tormentavano sulla strage di via D’Amelio ma, solo in una successiva fase è solo dopo, che lo stesso si fosse reso pienamente conto del contesto implicato, che combattevo già da ben 14 anni: ma, anche lui dovette prendere atto, che..... (?)
Il rientro in scena del PM Vittorio Teresi ed i risultati Giudiziari conseguiti furono molto deludenti: eppure non mancava la mia disponibilità nel non fare sconti ad alcun attore, ne tanto meno le notizie anche giudiziarie sulle quali lavorare per attenzionare, senza molta fatica o difficoltà alcuna “il contesto” che garanti per un vent’ennio il controllo mafioso e criminale, del più importante complesso industriale della Sicilia: il cantiere navale di Palermo.
Il 25 febbraio 2002 nella sala Vivaldi dell’Hotel Majestic sito in via Veneto 50 a Roma, ebbi l’amara conferma di quello, che già dalle parole di alcuni Parlamentari, intorno all’anno 2000, avevo capito: il Dottor (.............) in sede di Commissione Antimafia aveva dovuto ammettere che non si erano mai fatte indagini sulle infiltrazioni criminali dentro lo stabilimento Fincantieri di Palermo...(?)Quel giorno fù messo in cantiere, un progetto cinematografico sulla mia storia; mi trovavo riunito in quella sede con il Sottosegretario al Ministero degli Interni On. Alfredo Mantovano, il Dottor Donadio, VS/collega Magistrato, che svolse le indagini exstragiudiziali per conto della Commissione Antimafia in ordine alla mia storia, un Regista del cinema di cui non ricordo il nome, i produttori cinematografici, i fratelli Verdecchi Vincenzo e Alessandro e due loro sceneggiatori di cui, solo di uno ricordo le generalità, lo scrittore Carmelo Pennisi.

Finita quella lunga riunione, durante il viaggio che mi riportava a casa, rivolsi il ricordo ai miei inquietanti ed irrisolti dubbi; rivisitai così il teatro, le scene, gli attori, le comparse ed i momenti topici legati alla mia storia, (che per molti anni avevano sconvolto la serenità dei miei pensieri) e li sposai: con l’ultima certezza, al contesto Processuale partorito dalla Procura di Palermo è ad una traccia, che fino all’anno 2001 avevo sentito parlare ma, che non avevo avuto ancora modo d’intercettare:
Ebbi così davanti agli occhi uno scenario, che pittoricamente notificava tutti gli elementi del terribile sospetto, che non avevo mai voluto accettare.

Di tutti i delitti mafiosi, che colpiscono il cuore sano delle Istituzioni a Palermo, grazie ai “pentiti” si sono forse trovati gli esecutori ma, mai i due elementi essenziali per andare incontro alla verità: il movente ed i mandanti...
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(Montaigne)

Sono passati ormai 21 anni dal giorno che la sorte m’indusse, anzi mi costrinse ad affrontare, il terribile viaggio senza ritorno dentro la realtà profonda delle cose, che impediscono il riscatto morale e civile della mia comunità: oggi, grazie all’aiuto economico dello Stato, ho assicurato un futuro dignitoso alla mia famiglia e potrei ben dire basta ed arrendermi alla stanchezza, alla mia solitudine ed all’impotenza delle mie ragioni ideali: anche, il buon Seneca, criticherebbe duramente la mia perseveranza nel credere, che può esistere la Giustizia in questa vita.
Ma, non sono mai stato un vile, è non lo sarò nemmeno adesso.

Per questo, nutrito dalla speranza che m’avete ispirato; è forte del fatto che, anche nel caso Voi non siate i Magistrati che i miei occhi hanno visto, la sorte ha costruito le condizioni per fuggire, senza sensi di colpa nei confronti dei miei familiari, da un’esistenza troppo sofferta, Vi chiedo: nel caso che, dalle VS/autorevoli indagini, (così come sono serenamente convinto) risultasse, che anche in ordine all’Esposto del 1992 e gli eventi successivi collegati allo stesso riferimento eziologico, le mie critiche al Dottor Vittorio Teresi dovessero risultare fondate e le sue giustificazioni non riuscissero ha saziare la VS/voglia di capire: è possibile trovare la modalità formalmente corretta, che mi consenta di sottoporre serenamente, alla VS/attenzione i miei dubbi e le mie riflessioni, senza per questo attentare all’onorabilità di alcun attore?
Voi m’insegnate che, i più difficili enigmi sono stati risolti sempre grazie a quelle che sembravano piccole intuizioni ed alla tentazione di verificarle con attento coraggio.
Non vi esporrò un giallo d’autore ma, fatti concreti, che dopo le VS/ accurate indagine potrebbero assumere la dignità di movente, che con estrema naturalezza ci conduce dentro l’infernale contesto, che quanto meno diede l’imput alla strage di via D’Amelio per uccidere un uomo che si lasciava governare solo dalla sua Onorabilità di uomo e di Magistrato: un VS/collega che come tutti gli altri Magistrati degni di tali funzioni, sono caduti sul fronte mafioso e criminale, dopo esser stati isolati ed aver vissuto con estremo disagio il loro ruolo Istituzionale dentro quella Procura.
Cordialmente
Gioacchino Basile

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